Vorrei iniziare con gioielli di oro e corallo, un po’ per omaggiare la tradizione orafa napoletana (viste le origini del Castellano…), un po’ perché il corallo mi affascina come materiale.
Che dire di questo meraviglioso pendente con Rosa di corallo con castone in oro giallo realizzato con la tecnica della fusione a cera persa e rifinito a mano?
Tornando alla tradizione napoletana possiamo dire che la
corporazione degli orefici è tra le prime a formarsi a Napoli. Nel periodo del viceregno spagnolo era costituito da quattrocento maestri. Al ritorno dei Borbone alla guida del regno dopo i moti del 1799, verranno concesse diversi incentivi per promuovere le arti. Monasteri e conventi dismessi, ad esempio, verranno concessi a imprenditori per impiantarvi manifatture. Molte altre concessioni verranno date ai tecnici che inizieranno attività al di fuori delle mura di Napoli, in aree adatte a ulteriori sviluppi.
Particolare attenzione sarà dedicata da Ferdinando IV di Borbone alla qualificazione e allo sviluppo della lavorazione del corallo, un materiale che gli antichi usavano come moneta o come amuleto, uno degli ornamenti più richiesti di ogni epoca: i primi oggetti lavorati risalgono alla preistoria, cioè al primo millennio avanti Cristo. Diversi popoli hanno attribuito al corallo il simbolo della fecondità e fertilità.
Nel Cinquecento i corallari siciliani portarono il corallo al massimo splendore artistico. Dall’Ottocento il predominio passò in mani napoletane grazie alla creazione di una fabbrica a Torre del Greco, nel cinquecentesco Palazzo Caracciolo, ad opera del marsigliese Paolo Bartolomeo Martin, il quale avviò anche una scuola per insegnare ai giovani torresi l’arte dell’incisione.
Torre del Greco è da due secoli capitale mondiale del corallo, materiale conosciuto come simbolo di fecondità e felicito e usato come moneta o come amuleto sin dai tempi più remoti: i primi oggetti lavorati risalgono infatti al primo millennio avanti Cristo.
E’ stato a lungo ritenuto un vegetale, a causa delle forme che acquisisce nel mare, simili alle contorte ramificazioni di una pianta. Ma è invece, a tutti gli effetti, una specie di polipo che vive avvinghiato al fondo del mare e alle pareti sommerse anche a notevoli profondità.
Furono i corallari siciliani che, nel Cinquecento, portarono il corallo al massimo splendore artistico, mentre a partire dall’Ottocento si assiste al passaggio al predominio nel settore dei napoletani.
La lavorazione del corallo si distingue in due grandi settori, secondo il fine della produzione: la lavorazione del “liscio”, cioè di perle, ovuli, tronchetti per collane, spille, anelli ed accessori d’abbigliamento e la “lavorazione artistica o incisione”, da cui escono oggetti scolpiti che sono vere e proprie opere d’arte.
A sua volta il “liscio” si divide in “tondo e rotondo” per la gioielleria di classe, e in “roba di fabbrica” per la bigiotteria.
Noti gioiellieri italiani, come del resto Tiffany e Cartier, espongono con successo creazioni realizzate con il corallo.
Negli ultimi anni la concorrenza di Giappone, Cina e Taiwan è diventata molto agguerrita, ma l’innato senso artistico e la consolidata esperienza hanno consentito agli artigiani di Torre del Greco di mantenere un primato incontrastato in quest’arte. Oggi il 90 per cento del pescato giunge nei suoi laboratori, da dove riparte lavorato in mille modi diversi, spesso unito a metalli preziosi per creare gioielli di estrema finezza e gran pregio.
Attualmente a Torre del Greco operano circa 168 aziende che occupano circa 5000 addetti, tra diretto e indotto.
Soggetto importante per il rilancio del settore è l'ASSOCORAL (Associazione Produttori Coralli e Cammei di Torre del Greco). Nella Piazza Palomba si può visitare il Museo del Corallo, piccolo gioiello concepito nel 1932 come salone didattico dei manufatti realizzati nella Scuola del Corallo (ora Istituto d'arte).
A Torre del Greco si lavorano anche la conchiglia da incisione, la madreperla, la tartaruga, il lapislazzuli, la malachite, la pietra lavica e il marmo. Più del 95 per cento dei cammei venduti nel mondo sono opera di incisori torresi.
Il cammeo è un’opera di finissimo bassorilievo ottenuta incidendo la crosta bianca di alcune grandi conchiglie in modo da trarne volti, scene, figure, paesaggi. Anche il cammeo richiede estrema perizia da parte dell’incisore che, nello spessore di uno o due millimetri, riesce a riprodurre figure umane e mitologiche, scene di vita, paesaggi o storie
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