| Il caffè sospeso C'era un tempo, ai primi del 900' in cui a Napoli, tra i bar della città e la sua gente, si usava chiedere un "caffè sospeso". Era un’abitudine consolidata soprattutto tra la gente del popolo. Chi andava al bar (per lo più l'aristocrazia e l'alta borghesia..ma anche chi,pur non essendo ricco,magari aveva avuto un periodo fortunato e disponeva di qualche soldo in più) per un caffè, ne pagava due e alla cassa diceva: "Uno sospeso!". Il ”sospeso” era per chi non aveva soldi. Così, prima di sera, qualcuno, meno fortunato nella vita, passava e chiedeva: "C’è un sospeso per me?" avvicinandosi al bancone.
Una "pillola" di saggezza del grande Luciano De Crescenzo
Tratto da “Il caffè sospeso” : - C'era una volta un contadino cinese al quale era scappato un cavallo. Tutti i vicini cercarono di consolarlo, ma il vecchio cinese, calmissimo, rispose: “E chi vi dice che sia una disgrazia?”. Accadde infatti che, il giorno dopo, proprio il cavallo che era sfuggito ritornasse spontaneamente alla fattoria, portandosi dietro altri cinque cavalli selvaggi. I vicini, allora, si precipitarono dal vecchio cinese per congratularsi con lui, ma questi li fermò dicendo: “E chi vi dice che sia una fortuna'”. Alcuni giorni dopo, il figlio del contadino, cavalcando uno di questi cavalli selvaggi, cadde e si ruppe una gamba. Nuove frasi di cordoglio dei vicini e solito commento del vecchio cinese: “E chi vi dice che sia una disgrazia?”. Manco a farlo apposta, infatti, scoppiò una guerra e l'unico a salvarsi fu proprio il figlio del contadino che, essendosi rotto una gamba, non era potuto partire per il fronte. Questa parabola non ha fine, e potremmo applicarla a molti eventi della nostra vita, pubblica e privata.
|